Una, dieci, cento, mille porte che si aprono.
Come gli occhi dei bambini quando vedono per la prima volta Mike e Sullivan i due teneri obbrobri di Monsters&Co. Come gli occhi dei grandi che ridono, scoprendo la città di Mostropoli i cui abitanti hanno il compito di spaventare i bimbi entrando, di soppiatto, nelle loro camerette.
E' forse una delle più intense sequenze del cinema d'animazione moderno quella in cui i due freaks, assieme a Boo - la pupattola che hanno adottato loro malgrado - si ritrovano nell'enorme centrale da cui si entra nel mondo umano. Un'immagine che ci piace usare come viatico per raccontare Pixar. 25 anni di animazione, la mostra che celebra la storia creativa dell'animation studios californiano, al PAC (via Palestro 16) fino al 14 febbraio 2012.
Voluta dal MoMA di New York nel 2004, l'esposizione arriva a Milano in anteprima europea e trova spazio in uno dei luoghi di arte più prestigiosi della città, il Padiglione di Arte Contemporanea.
Curata nell'edizione italiana da Maria Grazia Mattei, direttrice del progetto Meet The Media Guru, Pixar può essere letto attraverso stimoli molteplici. C'è il coté storico-tecnico, attraverso cui verifichiamo come, in meno di trent'anni, la computer grafica si sia evoluta in modo impetuoso, ma pure quello artistico.
Come sottolineato da John Lasseter, Chief Creative Officer di Walt Disney and Pixar Animation Studios, i protagonisti di Toy Story, Cars o Alla ricerca di Nemo non sono un prodotto ready-to-go degli smanettoni di Emeryville: «E' difficile immaginare che alla Pixar gli artisti che utilizzando i mezzi tradizionali - disegno a mano, dipinti, pastelli, scultura - sono in numero quasi pari a quello degli artisti che impiegano i mezzi digitali». In mostra, le decine di disegni - dagli schizzi a matita alle tempere - le mini sculture, i collage e le fotografie provano l'artigianalità del mondo animato americano.
Fra un collage che raffigura Gli Incredibili e una statuetta con le fattezze di Edna Mode, si può scoprire il lavoro certosino, 'da bottega creativa', con le parole della Mattei, che sta alla base dei lungometraggi più visti dai bambini di tutto il mondo. L'esposizione suggerisce un altro step, Pixar ha saputo rivoluzionare il linguaggio espressivo dei cartoons senza trasformarli in qualcosa di asettico, tenendo stretto -proprio come il palloncino di Up! - il legame con l'arte visiva che si guarda nei musei e non al cinema.
Così, pur raccontando storie che sono figlie dell'America più splendente, quella del sole di California, Ratatouille, Buzz, Nemo, Dory e gli altri sanno piacere ai baby-cinefili di Dubai, Sydney e Roma, spruzzando nei loro colori e nei disegni qualche citazione colta che rimanda alla pop art, al realismo estetico e, spesso, al paesaggismo.
Da non perdere le due installazioni create ad hoc per la mostra. Si tratta di Artscape e Zoetrope.
Artscape fonde il video con la pittura, facendo prendere vita ai disegni per un viaggio fra l'Oceano dove nuota Nemo e le cucine del ristorante di Albert Gusteau a Parigi. Zoetrope, simula - attraverso i personaggi di Toy Story - il principio su cui si fonda l'animazione, ovvero l'illusione di movimento. Per magia, o quasi, Woody e BuzzLightyear, prenderanno a muoversi in una specie di giostra che non potrà che strappare un sorriso.
La mostra resta aperta fino al 14 febbraio 2012, ingresso 7-5.50 Eu. info a mostrapixarmilano.it. Per i bambini e le bambine sono previsti laboratori tenuti dai disegnatori dell'Accademia Disney. Gli incontri si tengono ogni sabato e domenica mattina, dal 26 novembre 2011 al 12 febbraio 2012. ( Fonte: www.mentelocale.it)
Autore: Lorenza Delucchi