Chi non ha mai sognato di sciare su piste olimpiche quasi vergini? Il sogno si può realizzare a Sochi, città russa situata tra il mar Nero e le montagne del Caucaso. Da quando ha ottenuto l’organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali del 2014, questa piccola stazione balneare storica sta diventando un centro del turismo invernale.
I riflessi argentei del mar Nero e le vette innevate del Caucaso sono cantate in tutta la Russia, da Vladivostok a Mourmansk, a San Pietroburgo. Sochi ha un posto speciale nel cuore dei Russi. Nel corso dei secoli, le sue spiagge di ciottoli hanno visto passare l’aristocrazia poi i lavoratori meritevoli dell’Unione sovietica. Sochi veniva associata allora ai giorni spensierati delle vacanze. Si veniva a rimettersi in forma nei sanatori dall’architettura neoclassica in mezzo a parchi dalla vegetazione lussureggiante. Poco prima della caduta dell’URSS nel 1991, la città cade nell’oblio. Le rughe del tempo si disegnano sugli edifici pomposi che evocano antichi palazzi italiani dai fasti passati. Un’atmosfera di «festa terminata» aleggia sulla città. Il 4 luglio 2007, grazie al bacio di uno zar sulla guancia della sua bella addormentata, Sochi si risveglia dal suo lungo sonno. Il presidente al potere, Vladimir Poutine, s’impegna personalmente e seduce il Comitato Internazionale Olimpico: Sochi organizzerà i Giochi Olimpici Invernali del 2014.
Cantiere titanesco
Agli occhi del mondo, questa vittoria è una sorpresa: Sochi ha tutto di una bella località balneare, ma niente per quanto riguarda la montagna. Si sa appena che si trova all’ingresso dei monti Caucasici. Oggi, scopriamo le sue vette ad una sessantina di chilometri dal centro città, dopo un’ora e mezza fino a tre ore d’auto, secondo gli intasament legati ai cantieri e il passaggio di personaggi ufficiali. Gli investimenti sono colossali: si parla di 30 miliardi di dollari (contro i 10 miliardi di dollari previsti). Più di 55.000 operai lavorano su diversi cantieri. Gru, bulldozer, camion ed elicotteri modellano il paesaggio sotto gli occhi stupiti del visitatore che scorge le quattro stazioni di Krasnaya Polyana. Farebbero impallidire d’invidia le nostre stazioni alpine!
Stazioni di punta
«Le stazioni invernali francesi hanno messo una ventina d’anni a raggiungere un buon livello d’efficacia», avanza il Francese Jean-Marc Farini, general manager del comprensorio sciistico di Rosa Khutor e distaccatodella Compagnie des Alpes nell’ambito di una partnership. «Siamo qui per innalzare questa stazione sciistica ad un livello europeo in tre anni», prosegue. È una sfida. Tutto è creato dalla A alla Z, dalle piste al parco immobiliare alle cabine nuove fiammanti. Tutte le competizioni sciistiche di discesa si svolgeranno sui 9 chilometri di piste olimpiche durante i Giochi del 2014. «Il progetto è portato e sorvegliato dal governo russo. Non possiamo sbagliare», termina Jean-Marc Farini. La stazione si estende su 1.820 ettari e in totale avrà più di 80 chilometri di piste tra 575 e 2.320 metri di altitudine – la media è di 1.745 metri. Nel febbraio 2011, i primi test erano concludenti: Rosa Khutor accoglieva già i campionati d’Europa e di Russia di sci. La neve era, diciamo, buona, leggera e abbondante, grazie all’esposizione nord e nord-est del comprensorio.
Attività frenetica
Più in basso, anche la stazione Gazprom funziona. Offre un largo parco alberghiero, che annovera l’elegantissimo Grand Hotel Polyana, di stile chalet svizzero. I negozi del centro commerciale ostentano lussuose vetrine tra cui quelle di Bosco, lo sponsor ufficiale dei Giochi Olimpici e degli atleti russi. I piumini rossi e bianchi sono messi in onore. Accanto alla stazione Alpika Service, Karoussel è la più smisurata. Tra due livelli, in mezzo alle piste, sfoggia una scala mobile. L’edificio dell’impianto di risalita meccanica, in cima, assomiglia ad un enorme vagone di metropolitana in equilibrio. Ovunque, si possono noleggiare sci o snowboard, o fare eliski. Il massimo del lusso? Sciare su piste quasi vuote!
Sochi e il mare
Arrivati nel pimpante aeroporto internazionale di Adler, si potrà presto andare direttamente in treno ai piedi delle piste in 25 minuti (contro 40 oggi per la strada) oppure scegliere di andare verso il mare. Per questo, bisognerà dapprima passare davanti alla dacia di Stalin. Questa villa mimetizzata in mezzo ai pini, sfoggia un verde scuro e triste. Il dittatore tremava per la sua sicurezza. Durante la visita, ci verrà detto tutto sulle serrature nascoste o sui grandi braccioli destinati a proteggerlo dai proiettili. L’insieme è rimasto tale e quale, dalla bella marqueterie alle pesanti tende. La guida, devota ma poco obiettiva, offre ai visitatori il letto di Stalin: la dacia è stata trasformata in albergo abbastanza confortevole se non si teme il fantasma del dittatore. Ma probabilmente, è lui che farebbe gli incubi più grossi. Tutt’attorno, nella bella foresta, spuntano degli edifici ultramoderni e design per accogliere il jet-set. Ironia della storia. In seguito, si dovrà continuare sulla lunga e sinuosa Kourortny Prospect fiancheggiata da quei famosi sanatori dai nomi di un tempo che fu: «Avanguardia» o «Metallurgia». Non esitare ad entrarci senza farti notare dalle receptionist, per scoprire l’architettura vecchiotta dove le stanze comuni assomigliano a sale da ballo.
Promenade des Anglais
La strada conduce al porto che d’inverno sonnecchia con un’aria provinciale. Qualche pescatore si distingue sul mare liscio. Là, il Francese Martial Simoneau ha creato, con suo figlio Bastien, il ristorante Brigantin. Vi si mangia la « bouillabaisse » (zuppa di pesce) e vi si parla francese come al Napoléon, la loro piccola sala da tè. La crema locale si ritrova lì prima di andare al London Bar dove le bambole russe esibiscono le più belle gambe della città su 15 centimetri di tacco. D’estate, l’atmosfera cambia. Il London Bar si fa spodestare dal Platforma in mezzo alla «Promenade des Anglais», locale in cui babushke in vestiti a fiori e ragazze liane in bikini passeggiano con disinvoltura. Sopra il mare, questo club assomiglia ad una piattaforma petrolifera offshore. Il massimo del lusso o del kitsch, delle sirene nuotano sotto il suolo di vetro… A meno di due ore in aereo dalla capitale, Sochi è diventata la periferia chic di Mosca. Ci si va per il mare e la montagna. L’oligarca Oleg Deripaska fu uno dei primi a lanciare la moda con il suo club privato, Rodina, diventato nel frattempo un albergo di lusso. È possibile anche andarci solo per pranzare. Il colpo d’occhio sulla biblioteca vale la pena: è qui che pare sia stato firmato il contratto dei Giochi Olimpici. ÈStoria !
INFORMAZIONI PRATICHE
Andarci:
– Occorre un visto per recarsi in Russia. Si può andare al consolato (www.france.mid.ru) o passare da un’agenzia
– Ente del turismo di Krasnaya Polyana: krasnaya-polyana.com (presto in inglese e in francese)
–oRadisson SAS Peak Hotel, a partire da € 153 la doppia, prima colazione inclusa.
( Fonte: www.viamichelin.it)
Autore: Lucie Wolner