Due grandi maestri dell’arte contemporanea Enrico Castellani e Günther Uecker, rappresentanti di rilievo dell’ultima generazione del Gruppo Zero, si ritrovano dopo quasi cinquant’anni per questo evento espositivo. La mostra, curata da Lóránd Hegyi e Davide Di Maggio, offre un particolare paragone tra due strade artistiche, quella italiana e quella tedesca, tra due modelli di un’arte sistematica, concettuale e anche sensoriale, che permette di riflettere sulle grandi linee dello sviluppo della ricerca artistica del secondo dopoguerra. Una selezione di lavori storici, tra i più rappresentativi, della produzione dei due artisti, oltre a opere recenti, alcune realizzate appositamente per l’evento, sarà allestita nelle sale monumentali di Ca’ Pesaro. dal 12 agosto al
Castellani è considerato una delle figure di maggior rilievo dell'arte europea della seconda metà del Novecento. Nato in provincia di Rovigo, studia arte, scultura e architettura in Belgio fino al 1956, anno in cui si laurea alla École Nationale Superieure. L'anno successivo torna in Italia, stabilendosi a Milano, qui diviene esponente attivo della nuova scena artistica.
In particolare stringe rapporti di amicizia e collaborazione con Piero Manzoni, con il quale forma un sodalizio artistico che incuriosiva i commentatori dell'epoca per il contrasto tra le loro personalità: tanto era vulcanico, scapigliato e giocoso Manzoni quanto Castellani era serio, distinto e riflessivo. Rapporti fruttuosi di scambio culturale vengono intrattenuti anche da Castellani con Agostino Bonalumi e Lucio Fontana.
Dopo prime esperienze di carattere informale, ispirate all'action painting americana e soprattutto da Mark Tobey, riconoscendo questo tipo di arte come maturo per un superamento, elabora con la collaborazione alla rivista Azimuth da lui fondata insieme a Manzoni, un nuovo inizio, che propone l'azzeramento totale dell'esperienza artistica precedente, basato su un nuovo patto con il progresso sociale.
Tale azzeramento viene realizzato da Manzoni, Castellani e Bonalumi con l'utilizzo di tele monocrome (spesso totalmente bianche) estroflesse con varie tecniche in modo da creare effetti di luci ed ombre cangianti con l'inclinazione della sorgente luminosa. Si trattò di un'esperienza del tutto originale e considerata di fondamentale importanza nella storia dell'arte astratta del novecento, non solo per quanto riguarda la scena italiana, ma soprattutto di quella internazionale, la cui eco influenzò ed ispirò Donald Judd che in un articolo del 1966 definì Castellani padre del minimalismo.
Se Piero Manzoni scelse come materiali prediletti il caolino e il cotone per i suoi celeberrimi "Achromes", Castellani e Agostino Bonalumi avviarono un percorso rigorosissimo di studio ed analisi delle possibilità fornite dall'estroflessione della tela mediante l'utilizzo di chiodi, centine e di sagome di legno e metallo inserite dietro la tela.
Fonte: http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/weekend/2012/07/12/news/enrico-castellani-e-gunther-uecker-opere-a-confronto-1.5397323