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" Belize, le isole dei pirati " di Luca Pollini

Pubblicato da oleg su 1 Giugno 2012, 07:33am

Tags: #I Nostri Speciali

http://www.gazzettadiparma.it/mediagallery/foto/dett_articolo/1337765789048_0.jpgStriscia di terra tra lo Yucatan e il Guatemala, il Belize è un angolo dimenticato dell’ex impero britannico - ancora oggi è una delle poche terre anglofone dell’America Latina – che sprigiona una forte atmosfera africana, grazie a una nutrita comunità nera discendente dagli schiavi.
Uno Stato di 23mila chilometri quadrati, abitato da solo trecentomila persone, dove resistono all’invasione dell’uomo giungle impenetrabili e isole disabitate, dove le rovine della civiltà Maya sono più numerose dei palazzi moderni, dove - ancora oggi -non c’è traccia di un fast food. Insomma, è una sorta di paese delle meraviglie della natura (il 40 per cento del territorio è riserva protetta) affacciato sul mar dei Caraibi, lungo una barriera corallina che si estende per 290 km (la seconda più grande del mondo dopo quella australiana), e ancora poco frequentato dai turisti. Quei pochi sono eccentrici avventurieri, post-hippie e chiunque voglia scappare dallo stress e dalle metropoli moderne.
Gli abitanti sostengono che questa terra, che ha fatto da scenografia al film Mosquito Coast di Peter Weir con Harrison Ford, sia cambiata davvero poco da quando è stata rifugio dei pirati inglesi che si nascondevano dagli spagnoli. Il Belize è oggi una meta privilegiata per gli appassionati di ecoturismo: all’interno la foresta di Petén ospita una fauna e una flora ricca e variegata; più che una foresta è una vera e propria giungla tropicale che, oltre ad essere habitat ideale per specie rarissime, è custode di antiche città Maya come il sito di Cerros, piccolo villaggio di contadini, pescatori e mercanti costruito su una penisola alla foce del New River.
La costa offre alcuni tra i più bei luoghi per la navigazione da diporto nel mondo: si affaccia sul mare dei Caraibi, che qui prende il nome di mar delle Antille, ed è un susseguirsi di spiagge di sabbia bianca, cayes, barriera corallina e oltre duecento isole, alcune delle quali portano i nomi di chi le ha scoperte. Il modo migliore per viverle e vistarle è salire a bordo di un comodo catamarano, la cui navigazione, grazie ai venti alisei, costanti e mai troppo forti, la distanza tra ancoraggi e la totale assenza di onda, è davvero alla portata di tutti. Le basi d’imbarco per la crociera sono San Pedro, cittadina sull’isola di Ambergis Caye (l’isola più grande del Belize alla quale Madonna ha dedicato la canzone La isla bonita) che più di ogni altra si avvicina a una località turistica, anche se non ci sono grandi strutture alberghiere né l’intenzione di costruirle, e Placencia, località a Sud famosa per una spiaggia lunga sedici miglia.
Due gli itinerari previsti: uno verso Nord, che fa rotta verso Caye Caulker, St. George’s Caye, Tobacco Caye; l’altro punta a Sud dove ci sono la maggior parte delle isole disabitate. Questa rotta, dopo aver toccato e fatto il bagno di notte al chiarore della luna di South Water Caye, arriva in Guatemala. Al largo dell’estremità meridionale dell’isola di Ambergis Caye, c’è uno dei luoghi più affascinanti del viaggio: la Riserva Marina di Hol Chan che ospita una foresta di spugne e coralli tanto fitta da rivaleggiare con la vegetazione della giungla sulla terraferma.
La stagione secca, da novembre a maggio, è quella migliore per godersi le spiagge. Non fa troppo caldo, piove poco (le precipitazioni iniziano a metà giugno e durano fino a fine ottobre) e la temperatura media è 27 gradi. Purtroppo è anche la stagione più turistica – l’affollamento è comunque relativo – e i prezzi sono più alti rispetto al resto dell’anno. In Belize il contatto con la natura è diretto, i tempi della giornata sembrano dilatati, si è sempre circondati da una sensazione di benessere, di libertà, un’atmosfera particolare che difficilmente si prova in altre parti del mondo. E nonostante il turismo sia la prima fonte di guadagno dell’intero Paese e il governo abbia investito parecchio per il suo sviluppo, questa terra resta ancora una delle poche mete per una vacanza all’insegna della tranquillità. Un luogo in cui tutti gli appassionati di ecoturismo devono approdare almeno una volta nella vita. ( Fonte: www.gazzettadiparma.it)

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