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Itinerari in Liguria: l'Altopiano delle Manie

Pubblicato da oleg su 22 Maggio 2011, 16:01pm

Tags: #Liguria

http://www.mentelocale.it/img_contenuti/collaboratori/grandi/manie-altopiano-arrampicata.jpgIl sentiero nel bosco, tipica macchia mediterranea ricca di colori e profumi, d'un tratto si apre in un grande prato, ben rasato da pecore e mucche che lo usano come... sala da pranzo. Siamo a Camporotondo, sulle alture di San Bernardino, la cui antica chiesetta domina dall'alto, quasi a precipizio, su Finale Ligure.

 

Come un avamposto, davanti a cui si spalanca il mare e là in fondo, se il cielo è terso, appare la Corsica. La collina, dalla strada che sale ripida dal centro cittadino, è punteggiata di tante ville, con qua e là qualche scempio edilizio. Ma quando si arriva sulla sommità la strada si ferma davanti a una sbarra arrugginita. Lì comincia il sentiero e, al tempo stesso, un altro mondo. Fatto di vegetazione e di animali, ma anche di tanti segni di uomini primitivi.

 

Siamo sulle ultime propaggini occidentali dell'Altipiano delle Manie - una serie di montagne tagliate da piccole valli - che protegge la Riviera con le sue rocce verticali, da anni paradiso dei free climbers e uno dei primi templi italiani dell'arrampicata libera.

Da queste parti la preistoria ha lasciato tracce che risalgono all'orso delle caverne e all'alba dell'umanità, roba di 150 mila (Caverna delle Fate) o di 75 mila anni fa (Arma delle Fate), con l'homo erectus e l'uomo di Neanderthal che abitavano questi posti. Con le tracce, i misteri.

 

Uno è legato proprio a Camporotondo per via di quelle pietre triangolari di cui è difficile spiegare provenienza e datazione e che chiudono la grande radura prativa di 150 metri di diametro. C'è qualcosa di magico, in quel posto e gli studiosi pensano a lontane radici celtiche, a un'area destinata a chissà quali riti. E in effetti, seguendo il sentiero, in poco più di una mezzoretta, si arriva ad altre testimonianze: le incisioni rupestri e le canalette per convogliare le acque in piccole pozze del Ciappo delle Conche e del Ciappo dei Ceci. Dove il termine ciappo in dialetto significa gli amplissimi lastroni di roccia che costituiscono questi siti.

 

Insomma, un tuffo in un passato lontano. Con quel tanto di segretezza che non può non solleticare la curiosità anche di chi studioso non è, richiamando alla memoria altri siti, che nel mondo, hanno fama consacrata: fatte le debite proporzioni, viene in mente Stonehenge, in Inghilterra. Quei megaliti, quelle pietre sospese (questa la traduzione di stone-henge), che sembrano collocate lì dalla forza di improbabili giganti e sono orientate dritte verso il punto in cui, il giorno del solstizio d'estate, sorge il sole. Ogni anno richiamano migliaia di persone, si attende l'alba che segna l'arrivo della stagione più calda, quasi si volesse partecipare a un ideale rito che ha come protagonista la Madre Terra.

 

C'è chi sussurra che anche a Camporotondo, al centro del prato delimitato dalle pietre preistoriche, si avverta qualcosa di speciale, una singolare forma di energia che arriva direttamente dalla Terra. Suggestioni? Forse, ma come a Stonehenge e in altre parti del mondo che presentano caratteristiche analoghe (un sito megalitico di grande impatto emotivo, su una collina in mezzo al verde di fronte al mare, si trova a Malta) anche nel finalese il legame percepito tra natura, astronomia ed energia diventa occasione per credenze che si perdono lontano nel tempo. E anche Camporotondo e i lastroni del Ciappo delle Conche e dei Ceci richiamano ogni anno giovani che lì passano la notte, aspettando l'alba cantando e bevendo. Come probabilmente facevano gli antenati celti.

 

Quest'anno, per il solstizio d'estate, nel finalese si farà di più: è stata organizzata (dal Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con la Provincia di Savona, amministrazioni e associazioni locali) una notte bianca fatta di sport all'aria aperta, con passeggiate a piedi (fit walking e nordic walking) e a cavallo e percorsi in mountain bike, oltre a giochi che animeranno per un'intera serata la collina di San Bernardino. Poi, chi vorrà, aspetterà l'alba. Tra le pietre magiche di quell'enigmatico recinto megalitico.

 

Il paradiso dei free climbers

Più di dieci chilometri quadrati di roccia da scalare, in vari settori dell'Altopiano delle Manie, attorno a Finale Ligure, ma anche a picco sul mare all'altezza di Capo Noli. Sono le palestre di roccia tra le più note e antiche d'Italia, che da decenni richiamano da queste parti free climbers da tutto il mondo. La pietra di Finale, un calcare morbido che gli esperti definiscono a gocce, a buchi o a fessure nette favorisce l'arrampicata libera, al punto che sono aperte un numero incredibile di vie di salita, di varie difficoltà e tipologie: ufficialmente ne sono censite 318, che arrivano a superare l'ottavo grado di difficoltà (ben oltre il mitico sesto grado, considerato per tantissimo tempo un limite per l’alpinismo), ma c'è chi arriva a contarne 1500 o forse più.

 

Le falesie più note sono quelle di Monte Cucco e di Boragni, che si raggiungono dall'uscita autostradale di Orco Feglino, e quelle della Rocca di Perti e di Monte Sordo, a cui si accede più facilmente uscendo dall'autostrada a Finale Ligure. Lo splendido paese di Finalborgo è un po' il punto di ritrovo di tutti gli appassionati dell'arrampicata libera, che per tutto l'arco dell'anno prendono letteralmente d'assalto tutti gli spazi e le aree di sosta attrezzate per le auto all'inizio dei sentieri che portano alle pareti di roccia, favorendo un non trascurabile turismo outdoor. ( Fonte: www.mentelocale.it/ www.blue.sagep.it)

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