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Una giornata al museo: Technorama a Winterthur

Pubblicato da oleg su 7 Marzo 2012, 08:41am

Tags: #Exhibitions and Events

http://www.swissinfo.ch/media/cms/images/null/2003/10/sriimg20031006_4314169_0.jpgAl Technorama di Winterthur la scienza è letteralmente a portata di mano: 5000 metri quadrati di esposizione interattiva per rendere tangibili fenomeni come il magnetismo, l’elettricità o i tornado.

Nato nel 1990, il Technorama è oggi una meta apprezzata da «sperimentatori» d’ogni età.Visitare un museo sapendo che non solo si possono toccare gli oggetti esposti, ma che anzi si deve proprio farlo, è un’esperienza abbastanza inconsueta. La propone il Technorama di Winterthur che già al primo sguardo seduce con il suo abito di paillettes. Le migliaia di piastrine d’alluminio che ricoprono la facciata del museo sono opera dell’artista Ned Kahn e come le onde del mare s’increspano ad ogni soffio di vento.

Risultato? Il vento, oltre a poter essere sentito sulla pelle, diventa visibile. Una volta varcata la soglia del Technorama, l’idea di fondo non cambia: oltre 500 postazioni ed un laboratorio permettono di afferrare con i sensi il mondo delle scienze naturali e di capire come nascono le illusioni ottiche, quali leggi governano la fisica dei corpi rotanti o che aspetto hanno le turbolenze meteorologiche.
«Rendere visibile l’invisibile è uno dei nostri principi più importanti», confida a swissinfo Remo Besio, direttore del Technorama. «Già Tommaso d’Aquino affermava che “ciò che non è nei sensi non può essere compreso”. Noi portiamo avanti questa filosofia».

Il lato estetico dei fenomeni scientifici

Magma bollente, tornado di fuoco, bolle di sapone gigantesche: non di rado gli exhibit – come vengono chiamati gli oggetti esposti – sono belli da guardare e proprio per questo restano impressi nella mente del visitatore.
Al lato istruttivo, ricercato da chi desidera scoprire come funziona il mondo, si aggiunge quindi la fascinazione estetica.
Al dilà dell’intrinseca bellezza dei fenomeni naturali, ciò è dovuto anche ad una cosciente ricerca estetica degli autori di alcuni degli exhibit.
«Molti degli oggetti esposti», spiega Besio, «sono nati sui banchi di scuola o nei laboratori, come mezzi didattici per spiegare determinati fenomeni. Altri però sono stati ideati da artisti che grazie all’impiego di fumo, luci particolari o laser sono riusciti a rendere visibili cose che nella vita di tutti i giorni non lo sono».

Divertimento istruttivo

Certo, chi entra al Technorama non esce con una laurea in fisica, ma la sua curiosità sarà stata solleticata da qualcosa d’altro che un televisore. Il centro scientifico di Winterthur d'altronde non ambisce a formare dei piccoli Einstein, il suo obiettivo è piuttosto quello di svolgere un lavoro di pubbliche relazioni per la scienza.
«Vogliamo che le persone che ci rendono visita sviluppino un maggiore interesse per il mondo della scienza e della tecnica», dichiara il direttore del Technorama. «E per raggiungere quest’obiettivo facciamo in modo di divertire ed intrattenere il pubblico». La parola magica si chiama «interattività» e nel 1990 ha trasformato, salvandolo, un museo vecchio stampo a corto di visitatori. «Fare, toccare, esperimentare in prima persona: è questo che piace alla gente».
Il Technorama oggi è una meta che piace alle famiglie, agli insegnanti desiderosi di entusiasmare i ragazzi per le scienze naturali e a tutti i curiosi, giovani e meno giovani, interessati a divertirsi imparando. L’interattività sembra essere riuscita ad abbattere anche la storica – e socialmente determinata – antipatia per la scienza delle donne.
«Quando questo era un museo prettamente tecnico, con un centinaio di vetrine espositive, si vedevano pochissime donne», ricorda Remo Besio. «Oggi la metà dei visitatori è di sesso femminile. Le ragazze tra i 12 e i 15 anni, poi, si trattengono più a lungo dei loro colleghi maschi e studiano in modo più approfondito gli exhibit. È la dimostrazione che la scarsa affinità delle donne con le discipline tecniche è solo un pregiudizio».

Unico concorrente, il sole
La forza d’attrazione del Technorama arriva fino alla Germania. In media un visitatore su cinque è tedesco. Questo dà la dimensione del successo dello «Science center» di Winterthur.

In Europa esistono altre iniziative simili – come la Cité des Sciences di Parigi o la Cittadella scienza di Napoli – ma il Technorama è l’unico a puntare esclusivamente sull’interattività.
Il numero dei visitatori sfiora le 250’000 unità, un risultato che è rimasto costante negli ultimi anni. Solo il sole sembra riuscire a far flettere il numero delle entrate. Pare che ad un museo, per quanto interessante possa essere, la gente preferisca ancora la classica scampagnata.
Se molti sono i visitatori provenienti dalla Svizzera tedesca e dalla Germania, pochi sono per contro i confederati di lingua italiana e francese che si spingono fino a Winterthur. Peccato, visto che il Technorama è uno dei pochi musei ad aver tradotto in modo impeccabile tutte le informazioni che riguardano l’esposizione permanente nelle altre due lingue ufficiali del paese.

( Fonte: swissinfo/ Autore: Doris Lucini, Winterthur)

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