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CLUB ANDARE IN GIRO

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" A caccia con Hemingway nella Terra di Mezzo" di Roberto Duiz

Pubblicato da oleg su 13 Giugno 2012, 12:28pm

Tags: #I Nostri Speciali

http://viaggi.lastampa.it/fnts/viaggi-lastampa/immagini/resized/a/-/a-caccia-con-hemingway-nella-terra-di-mezzo_220747_407x229.jpgPordenone a Ovest e Udine a Est, Codroipo sta sulla riva sinistra del Tagliamento che scende placido dal passo della Mauria per finire a insabbiarsi nel tratto di mare che accarezza Lignano e Bibione. È il centro della cosiddetta Terra di Mezzo, tra le montagne e il mare, ovvero «una campagna monotona e piatta e sotto la pioggia ancora più piana», come la sintetizzò Ernest Hemingway, mettendo a fuoco un’immagine assai poco accattivante. Eppure l’omone di Oak Park, nomade per vocazione, ha lasciato le impronte dei suoi grandi piedi da queste parti a più riprese tra il 1948 e il 1954. Paesaggio a parte, immutato da allora, altre erano le attrazioni, a cominciare dall’ospitalità a cinque stelle offerta dai nobili che villeggiavano in zona, impermeabili all’umido clima così come alla depressione friulana del dopoguerra. E poi la rara bellezza della giovanissima baronessa di San Michele al Tagliamento Adriana Ivancich, ribattezzata Renata in Al di là del fiume e tra gli alberi , ispirato da questi luoghi, e così descritta: «Aveva una pelle pallida, quasi olivastra, il profilo che avrebbe colpito il cuore di chiunque e i capelli bruni, di fibra vivace, le cadevano sulle spalle». E poi ancora la «caccia all’anatra in botte» e la «pesca con la mosca asciutta». Senza trascurare il palato, gratificato dai vini della Grave e del Collio, dal formaggio Montrasio (il cui Consorzio di Tutela ha sede proprio a Codroipo), zuppe e minestre arricchite con carni, cereali e legumi, baccalà (ancora battuto artigianalmente in un vecchio mulino), trippe e spezzatini, oca con polenta, salumi lavorati nelle «botteghe dei maestri salumai», dolci tradizionali e «sgnape».

Campagna piatta, sì, e assai lugubre d’inverno. Ma insoliti percorsi naturalistici nel Parco delle Risorgive, appena fuori Codroipo, area un tempo paludosa e oggi solcata da sentieri asciutti che lambiscono logge e fontanili dove ha origine il fenomeno («risorgenza delle falde») producente corsi d’acqua che si inoltrano nella pianura per andare ad alimentare il sistema lagunare di Grado. E splendide ville secentesche sparse nelle brume. A Villa Kechler, attorno alla quale è sorto il borgo di San Martino, facciata quadrata incorniciata da barchesse rosse e statue neoclassiche in giardino, grande parco costruito lungo il Tagliamento e seminatodi isolotti, era gradito ospite Hemingway. Col conte Carlo andava a caccia e pesca nelle vicine valli di Caorle. Col fratello Federico visitava la pineta di Lignano, che a quell’epoca (metà Anni 50) Marcello D’Olivo, fondatore dell’architettura organica italiana, ridisegnava a forma di spirale, con case basse tra gli alberi tutte equamente distanti dal mare, ignaro che la speculazione edilizia selvaggia dei decenni successivi avrebbe scempiato il suo progetto smentendo anche la profezia hemingwaiana: «Questo posto diventerà la Florida d’Italia».

A un meditabondo colonnello Cantwell, protagonista di Al di là del fiume e tra gli alberi , Hemingway fa vagheggiare: «Mi piacerebbe essere sepolto lontano sui bordi della tenuta, ma in vista della vecchia casa elegante e dei grandi alberi alti...». Nei particolari (trote, anatre, cavalli, personaggi) con cui dissemina il romanzo (uscito in Italia molti anni dopo e snobbato dalla critica) la contessa Costanza Kechler ha potuto riconoscere compiaciuta la villa di famiglia, anche se mai esplicitamente citata. Oggi Villa Kechler non ha inquilini illustri, ma ospita una magnifica cantina nell’ex fienile ristrutturato e, nella barchessa di ponente, un originale Museo di Carrozze d’Epoca. Ma la villa più prestigiosa della zona, a Passariano, è Villa Manin, buen retiro di Ludovico, l’ultimo doge di Venezia, cui toccò subire la beffa di vedere accomodarvisi Napoleone, in placida attesa di firmare il trattato di Campoformido col quale avrebbe ceduto la Serenissima all’Austria. Costruzione «palladiana», progettata dagli architetti Giuseppe Benoni e Domenico Rossi, oggetto di un accurato restiling nell’ultimo decennio, completato dal progetto in progress «Sculture nel parco». La sagoma in ferro nero di una grande mano aperta affiora dal prato davanti all’ingresso. Un gioioso cenno di saluto al visitatore, o una disperata richiesta d’aiuto di un sepolto vivo, a seconda dell’umore di chi la guarda. Il suo creatore, l’eclettico polacco Piotr Uklasky, si è limitato a chiamarla semplicemente The Thing , la cosa, così da lasciare totale libertà di interpretazione. Altri artisti (una dozzina) giocano con lo spazio nel parco «alla Versailles», armonizzando l’arte contemporanea con un passato non museificato. Mostre d’arte nei saloni interni già di per sé ricchi di memorie storiche.

E appena al di là del fiume c’è Casarsa della Delizia, paese adottivo di Pier Paolo Pasolini, dove comincia un’altra storia ancora.
Lo scrittore si ispirò a questo lembo di Friuli per il suo romanzo «Di là dal fiume e tra gli alberi»
Fonte: www.lastampa.it

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