Ad unire l'estroversa Forlì alla più discreta Cesena in un'unica provincia ci sono ospitalità, il felice connubio tra terra e mare, la bellezza di una natura ricca e incontaminata e l'arte. Se Forlì vanta la Pinacoteca che contiene una famosa Ebe del Canova, Cesena risponde con la Biblioteca Malatestiana dove sono custoditi manoscritti miniati di valore inestimabile. Si tratta di una tra le più antiche e meglio conservate biblioteche al mondo, il primo bene italiano a fare parte del "Registro Internazionale della memoria" dell'Unesco. Castrocaro, Longiano, Bertinoro sono alcuni dei borghi che il vasto entroterra collinare propone al turista. Una visita da non perdere è quella del Sentiero degli Gnomi a Bagno di Romagna, sede di una delle Terme della provincia (le altre sono a Castrocaro e a Fratta). Salendo lungo l'Appennino si arriva al Parco delle Foreste Casentinesi e poi si scende fino al mare dove non mancano i Parchi divertimento e spicca Cesenatico con lo storico porto canale disegnato da Leonardo da Vinci. E ad ogni angolo c'è un chiosco in cui gustare una piadina farcita con lo squacquerone di Romagna, con il formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone che è entrato a far parte dei prodotti Dop, o il Raviggiolo, il tutto accompagnato da vini Doc come l'Albana di Romagna (secco, amabile, dolce, passito e spumante) o il Sangiovese. Tra i salumi c'è la Gota, fatto con la guancia del maiale, ancora prodotto nell'Alto Casentino e in altri paesi dell'Appennino romagnolo. Da assaggiare anche la Salsiccia matta e il Sambudello romagnolo, tipici del versante romagnolo dell'Appennino, insaccati fatti con le parti ritenute meno pregiate del maiale: lingua, ritagli della gota e della testa, cuore. Nella Salsiccia matta si aggiunge il Sangiovese. In questa zona è allevata la Vacca romagnola, il bovino più resistente tra le razze bianche il cui latte è usato solo per lo svezzamento dei vitelli, visto che è allevato per la carne. È un Igp con la denominazione di Vitellone bianco dell'Appennino centrale.
La terra dell'Artusi ha tra i suoi vanti gastronomici le tagliatelle, i cappelletti e i passatelli. Altri piatti della tradizione sono i ravioli con formaggio di Fossa di Sogliano, la pasta e fagioli, i garganelli con gli strigoli (pasta al "pettine" condita con particolari erbe), l'arista alla contadina, la cacciagione e gli arrosti. Un ruolo importante lo occupa la cucina a base di pesce (in particolare Cesenatico) con fritture, grigliate e sardoncini marinati. Tra i dolci da ricordare la zuppa romagnola, chiamata zuppa inglese (pan di spagna, crema, biscotti savoiardi, cioccolata e alchermes). Si tratta di un dolce al cucchiaio, simile al tiramisù. È un dolce antico che appare nella cucina delle zone di Forlì, appunto, ma anche di Bologna, Ferrara e Reggio Emilia nell'Ottocento. Sebbene la sua origine non sia certa, la denominazione di “zuppa inglese” sembra derivare dalla ricca e creativa cucina inglese del periodo elisabettiano. Altri dolci locali sono la ciambella, gli scroccadenti (biscotti secchi con le mandorle) e i brazadel (biscotti col buco). Il loro nome deriva da “braccio”: infatti, i primi venditori proponevano bracciatelli, più grandi di quelli attuali, inanellati nel braccio oppure in un bastone. Poi i bracciatelli diventarono dolce beneaugurante, rituale nelle feste comandate, per le cresime, le comunioni ed i battesimi. Nelle campagne romagnole, già nel primo Ottocento, era buona norma, quando nasceva un neonato, che la mamma della puerpera preparasse per il pranzo del battesimo un bel cesto di bracciatelli con, in cima, uno più grande per il parroco.
Tra i prodotti della terra ci sono i tartufi di Dovadola, lo Scalogno di Romagna Igp, le Pesche e Nettarine di Romagna Igp (che ritroviamo anche nelle province di Ravenna e Rimini) e le castagne.
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Forlì-Cesena: Terra Mare
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