Se da piccoli facevate la raccolta delle figurine con gli animali e leggevate l'enciclopedia «I Quindici», la Gaspésie è la vostra meta. In questo angolo del Québec, colorato di malva e di smeraldo, di rubino e d'oro, di cenere e di bronzo a seconda delle stagioni, si possono vedere gli orsacchiotti che mangiano fiori lungo le strade, le alci che spogliano le betulle delle loro foglie tenere e appetitose, i castori, ingegneri dal dente aguzzo, che sbarrano i fiumi per godere dell'acqua anche nei momenti di secca, i «fou de bassan» che amoreggiano becco contro becco - a decine di migliaia - nell'isola di Bonaventure, mentre gli uccelli-pinguino e i cormorani se ne stanno appollaiati sulle rocce a guardare il nulla tra cielo e mare. Ci sono anche istrici che passeggiano attorno ai fari, e balene che sguazzano nella foce del San Lorenzo, il mitico fiume di Black Macigno e dei cacciatori di pelli. Il fiume dà la vita alla Gaspésie, la penisola che ne abbraccia la foce come un innamorato stringe la sua amante.
Un fiume che qui è tanto largo che lo chiamano mare e la sua acqua è salata e torbida. Un fiume pieno di insidie, tanto difficile da navigare che quando i mercantili lo imboccano si fermano e fanno salire a bordo uno dei mitici «capitani del San Lorenzo», gli unici piloti abilitati a condurre le navi verso i Grandi Laghi. E' la terra dei cinque sensi, la Gaspésie: se i colori sono meravigliosi, i sapori sono ricchi e tondi. Primo fra tutti quello dell'aragosta che si trova ad ogni angolo di strada. Nei bar fanno panini con la polpa delle chele: tre euro per un lusso da gourmet. A quello dell'aragosta si aggiungono i gusti polimorfi della cucina francese. Siamo in Québec, l'anima «gallica» del Canada. I sughetti alla parigina corrono a fiumi su pesci e carni che regalano l'incanto dell'incontaminato. Le vacche pascolano in spazi smisurati, l'acqua del mare è pulita. Un altro mondo rispetto all'Europa.
Per abituarsi a questi boschi sterminati, a questi cieli tanto belli e tanto azzurri da sembrare di plastica, alle acque spumeggianti dei fiumi che aggrediscono kayak e conoe mentre i salmoni risalgono la corrente, alle foreste di betulle che si specchiano nei laghi ci vuole qualche giorno. All'inizio sembra di essere i personaggi di un quadro di Magritte, degli omini sprofondati in un nulla surreale. Granelli di sabbia.
Poi il sole si alza, tramonta, si alza di nuovo e scopri che quegli spazi immensi, quei profumi di muschio, quei voli d'aquila sono indispensabili alla vita. Sono la vita, quella vera. Non la nostra vita. Quella falsa. Quella dove si va tutti di corsa, dove il cemento straripa, dove la gente compra un vestito, una borsa o un orologio solo se c'è lo scarabocchio di una grande firma. In un certo Canada, Armani e il Rolex, Hermès e le Church sono dei semisconosciuti. La gente, in Gaspésie, porta comodi scarponi anfibi nati per passeggiare nei boschi, larghe camicie a quadrettoni e pantaloni stazzonati di velluto. Niente di che.
Ma quando il sole scende sul grande faraglione di Percé, tutti si voltano a occidente e guardano il cielo che diventa arancione, le rocce che si fanno rosse e il mare che una magia ha colorato di indaco. Respirano la brezza leggera, ricca di iodio e di sale, ascoltano il canto dei gabbiani e sembrano felici. Sembrano. Anche se qui non funziona il telefonino, non ci sono le boutiques di Cartier, Prada potrebbe essere una marca di sgombro.
Fonte: www.gazzettadiparma.it
" Granelli di sabbia in Gaspésie" di Luigi Alfieri
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti: