Profumi, colori e contrasti. L’India è un grande paese poliedrico e di profondo fascino che sempre sorprende in un modo o nell’altro chi arriva dall’Europa. L’itinerario di un paio di settimane è diviso tre parti : Nuova Delhi, Jaipur, Fatehpur Sikri e Bharatpur; Agra, Gwalior e Orchha; Khajuraho e Benares (Varanasi).
L’arrivo a Nuova Delhi è nebbioso. C’è talmente tanto smog sulla città che filtra persino nei grandi ambienti all’interno dell’aeroporto. Ciò però non impedisce al sole di comparire non appena un po’ di vento libera il cielo. Zone limpide si contrappongono a certi punti avvolti da una fitta ovatta in cui il traffico caotico della capitale mostra tutta la fantasia indiana. Ci sono i risciò ecologici verdi e gialli dotati di un piccolo motore elettrico. Formano uno sciame ininterrotto di api che non inquinano e hanno recentemente preso il posto di quelli neri e gialli a benzina.
L’attenzione all’ecologia in un paese che supera il miliardo di abitanti è alta nelle istituzioni tanto che i contenitori in plastica non biodegradabile sono via via sostituiti dalla terracotta. E’ difficile che il tipico tè speziato al cardamomo e alla cannella, chiamato tchai, sia servito in un bicchiere di plastica, invece viene venduto nei vari bugigattoli ambulanti in piccoli vasetti di terracotta usa e getta.
Il primo giorno a Delhi visitiamo la Moschea di Jama Mashjid, uno dei luoghi di culto dell’Islam più importanti della città. Per la visita le donne non musulmane hanno l’obbligo d’indossare all’ingresso un caftano dai disegni floreali di dubbio gusto. Un giro nelle viuzze della Delhi vecchia di fianco alla moschea mostra un’infinità di piccoli commerci brulicanti di persone e un impianto elettrico stradale intricatissimo che risalirà a prima dell’indipendenza dalla Gran Bretagna.
La visita prosegue al Qutub Minar, uno dei più alti minareti in mattoni al mondo (72 metri) che risale alla fine del XII secolo. L’UNESCO l’ha dichiarato parte del patrimonio dell’umanità. Oltre ai motivi scultorei raffinati che decorano le colonne e le pareti del complesso, vi è una misteriosa colonna di ferro inossidabile che ha destato l’interesse di numerosi esperti di metallurgia.
L’immersione nella diversità religiosa di un paese ricchissimo di culture diverse continuerà durante tutto il viaggio. L’ingresso di un tempio sikh, il gurdwara, a Delhi è senz’altro un’esperienza a cui il viaggiatore più curioso non può non rinunciare. Il luogo del martirio del Guru Tegh Baha Bahadur è uno dei luoghi di culto più importanti del Sikhismo.
Si tratta di una setta che conta oltre 18 milioni di seguaci ed è predominante nella regione del Punjab. La setta è stata fondata nel XVI secolo dal Guru Nanak che cercò di mettere insieme una sintesi dell’Islam e dell’induismo. La differenza fondamentale con l’induismo è che i Sikh non accettano la divisione in caste e i pellegrinaggi ai fiumi.
Credono in un solo dio e non accettano l’adorazione degli idoli. Praticano la tolleranza e l’ospitalità verso tutti coloro che bussano ai gurdwara. Sono un gruppo operoso e tra i più facoltosi della società indiana. In Italia c’è la seconda più grande comunità dopo quella del Regno Unito e conta circa 70'000 persone. Nell'estate 2011 in provincia di Cremona è stato inaugurato il più grande tempio sikh italiano, uno dei più grandi d’Europa. In India tutto è all’insegna della continuità.
Antiche religioni convivono e si sovrappongono l’una all’altra con una forte influenza sulla struttura della società. Concludiamo la giornata ammirando per la prima volta un tramonto indiano. Il sole è rosso incandescente e scende lentamente sull’orizzonte urbano. Il tutto è ancora più suggestivo nel luogo dove arse la pira del Mahatma Gandhi, luogo di memoria dell’artefice dell’indipendenza indiana nel ’47.
Il secondo giorno proseguiamo per la Delhi dei palazzi del governo e la India Gate, la porta dell’India : un arco trionfale rossiccio con incisi i nomi di tutti gli indiani che combatterono nell’esercito britannico durante la prima guerra mondiale. E’ un monumento che fa da scenografia alla parata militare del 15 agosto, giorno della festa nazionale.
I palazzi del governo furono concepiti negli anni del dominio inglese e sono in stile indo-coloniale, ovvero i due architetti inglesi che si occuparono della progettazione fusero elementi indiani con lo stile ufficiale inglese.
Il percorso in pullman da Delhi a Jaipur è di almeno cinque ore, traffico permettendo. E’ necessario fermarsi ad un’area di servizio indiana lungo la strada per ridurre le difficoltà del viaggio. Sorseggiare un tchai bollente in compagnia dei camionisti indiani ha destato molte perplessità sanitarie, invece è al sicuro da ogni pericolo di disturbi del viaggiatore.
Fonte: www.lastampa.it
" Il primo incontro con l’India: da Delhi a Jaipur" di Michele Caracciolo di Brienza
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