Appena esci dall’aeroporto di Ushuaia, a oltre 3.000 km da Buenos Aires, capisci subito che sei arrivato in un posto unico: una serie di cartelli all’ingresso in città e un po' ovunque ti ricordano che ti trovi a pochi chilometri da dove finisce la Terra, all’inizio della fine del mondo.
Ushuaia è la capitale della Terra del Fuoco, e sorge su una lingua di terra stretta dalle Ande argentine, quasi sempre innevate, e dall’oceano Atlantico. In città il vento forte è una costante tutti i mesi dell’anno e la luce del sole, che riflette sul color ghiaccio del mare, sembra artificiale. Da qui parte la crociera che passando per Capo Horn, il famoso Capo e dalla Penisola Antartica, luogo di culto per chi naviga, attraversa lo stretto di Magellano per terminare a Punta Arenas, nella Patagonia cilena. Prima di imbarcarsi, però, merita una visita il Museo della Fine del Mondo (come ignorarlo?) con i resti di naufragi sulle coste e documenti, foto e opere d’artigianato degli indiani Onas, i primi abitanti della regione. Nel tardo pomeriggio la Stella Australis, moderna nave da crociera della compagnia di navigazione cilena Cruceros Australis, molla gli ormeggi e fa rotta verso Capo Horn. Appena saliti a bordo ci si accorge che si sta partendo per una crociera diversa dalle solite: durante il breafing ai passeggeri, oltre alle informazioni pratiche, le guide ricordano più volte che l’ecosistema dei luoghi che si visitano è fragilissimo e ripetono, fino alla noia, le regole per sbarcare in sicurezza. La sera, dopo aver cenato, è riservata ai film di presentazioni dei vari aspetti scientifici dei luoghi che si visitano il giorno dopo, alla descrizione della flora e della fauna; alle storie e ai personaggi che hanno scoperto i canali e i territori, alle popolazioni autoctone e ai consigli sull’abbigliamento adatto per scendere a terra. Si naviga tutta notte verso Sud, lungo Canale di Beagle, fino a quando alle prime luci dell’alba dalla finestra panoramica della cabina si incomincia scorgere Capo Horn, lo «scoglio» con cui si indentifica buona parte della storia della navigazione, alto poco più di 400 metri, attorno al quale si infrangono le onde di due oceani, Pacifico e Atlantico.
Se il tempo, o meglio, se le onde e il vento lo permettono, è previsto lo sbarco. Toccata terra, una scalinata di centosessanta gradini conduce al faro e al monumento ai marinai caduti: da lì, rivolgendo lo sguardo verso Sud, guardando lo spettacolo dell’intreccio delle onde, si ha davvero la sensazione di essere arrivati alla fine del mondo. Lo sbarco avviene in completa sicurezza: la nave àncora poco distante dal punto di sbarco, ai passeggeri è fornito un giubbotto salvagente a tre ganci, dotato di fischietto e torcia e, prima di salire sul gommone che trasporta il gruppo sul sito da visitare, le guide controllano che sia indossato correttamente. A terra il rispetto per la natura è assoluto: la guida, oltre a spiegare e a fornire tutte le informazioni sul luogo che si sta visitando, indica il percorso dove camminare e cosa si può toccare. E dopo l’escursione, prima di salire nuovamente a bordo, non mancano mai tè, cioccolata calda e whisky. Lasciato Capo Horn, si risale verso Nord e si imbocca lo stretto di Magellano. Dopo un giorno di navigazione si sbarca alla Baia di Wulaia, luogo che ha ospitato l’insediamento più importante dell’etnia Yamana e sulla cui spiaggia si fermò anche Charles Darwin. Ed è proprio qui, tra pinguini e foche, albatros e uccelli diversi, che il naturalista britannico formulò la sua teoria. Il giorno dopo la navigazione prosegue attraverso il Fiordo De Agostini, nel cuore della Cordigliera di Darwin, dove i ghiacciai si estendono fino al mare: si sbarca al Glaciar Aguila, immenso ghiacciaio i cui confini sono il mare, una spiaggia e un fitta foresta, umida e fredda. La notte si ritorna a navigare lungo lo stretto di Magellano: si fa rotta verso la Isla Magdalena, dove la mattina dopo è in programma l’ultimo sbarco.
Sull’isola vive una delle colonie di pinguini più numerose al mondo: si calcola siano oltre 120mila esemplari, arrivano a ottobre e migrano alla fine di marzo. Durante la camminata che porta al faro, si possono vedere tuffarsi, pulirsi, mangiare e scoprire come sono fatte le loro tane. Salutati i pinguini si torna a bordo per l’ultima navigazione verso Punta Arenas, dove termina la crociera. Ancora travolti dal vento patagonico, si tocca terra con in mano il diploma che attesta che avete raggiunto la fine del mondo, con la certezza aver passato 4 giorni in uno dei territori più affascinanti del mondo e increduli che la natura possa offrire spettacoli del genere.
Fonte: www.gazzettadiparma.it
" In crociera verso la fine del mondo" di Luca Pollini
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