Per vacanza avventurosa non si intende il turismo estremo che tutti conoscono con la sua gamma di sport acquatici per tutti i gusti o per gli amanti del volo, ma di alcune forme di viaggio decisamente pericolose.
Un esempio sono i tour guidati - e molto frequentati - nella zona evacuata di Chernobyl, quella che circonda il famigerato impianto nucleare in cui, nel 1986, esplose il reattore numero 4. Per le agenzie ucraine che organizzano queste “scampagnate nucleari” non esistono rischi per i turisti poiché i livelli radioattivi sono nella norma e costantemente monitorati, però, ammettono candidamente, il pericolo può nascere da un’esposizione prolungata. I turisti non sembrano preoccuparsene e si aggirano curiosi e soddisfatti, con telecamere e macchine fotografiche, tra rovine silenziose, città fantasma e paesaggi spettrali contaminati.
L’impianto atomico di Dayawan (Cina) è invece una delle mete preferite di molti cinesi che per 30 yuan hanno accesso anche alla cosiddetta “Isola degli innamorati”, un pontile con vista su Dayawan e Ling’ ao, un'altra centrale in costruzione. Un luogo molto ambito dal cosiddetto turismo nucleare è l’isola di Bikini, Polinesia Francese, tristemente famosa per essere stata teatro di esperimenti atomici a partire dal 1946 e oggi aperta ai turisti. A detta degli operatori che offrono pacchetti “tutto compreso” si tratta di un’esperienza unica. Bikini, infatti, è un paradiso terrestre con spiagge bianche, fondali incantevoli e una vegetazione rigogliosa, peccato soltanto che il paradiso decantato dai depliants sia contaminato dal cesio 137.Tuttavia, le autorità americane sostengono che Bikini sia meno pericolosa di tante città Usa!
Le altre destinazioni di viaggio per chi è attratto dall’imprevisto oppure in cerca di emozioni forti sono quelle organizzate nelle zone di guerra. Mentre a Pam Mun Jom, lungo il confine più militarizzato del mondo - quello che divide la Corea del Nord dalla Corea del Sud - si aggirano frotte di turisti silenziosi e curiosi, a Kabul alcune agenzie inglesi specializzate in viaggi avventurosi accompagnano intrepidi turisti nella caotica città afghana, nella valle dei Buddha distrutti e in altri luoghi impervi, aggirando campi minati, ignorando attentati terroristici e minacce di sequestro. Anche Baghdad è diventata meta esclusiva di un turismo del terrorismo la cui domanda cresce vertiginosamente. Due intraprendenti coloni israeliani di origine statunitense hanno pensato invece di organizzare un pacchetto “all inclusive” per aiutare i turisti a comprendere la lotta israeliana per la sua sopravvivenza in Medio Oriente, con tanto di dimostrazione “dal vivo” di incursioni in territorio arabo, marce nel deserto, visite guidate delle postazioni militari sulla linea del fronte libanese e su quella di Gaza. A Belfast, un ex militante dell’Ira accompagna i turisti nei luoghi della guerra civile irlandese, percorrendo la linea ancora “calda” di muri, barriere e cancelli che separa le due comunità, cattolica e protestante. In Brasile, invece, un’agenzia turistica organizza tour in alcune favelas con tanto di incontri e chiacchierate con i narcotrafficanti del luogo.
Un’altra tendenza che gode di ottima salute è quella di viaggiare lungo le pericolose rotte dei pirati del ventunesimo secolo: Malesia, Indonesia e Filippine, ma anche Colombia, Brasile e Carabi. Infine, registra un trend positivo l’industria del turismo catastrofico indotto dalle tragedie naturali, con ai primi posti New Orleans e le spiagge post tsunami. ( fonte: www.lifegate.it)
Maurizio Torretti