Per quanti hanno a cuore la difesa del paesaggio e dei suoli liberi, il documento diffuso il 4 luglio da Fillea Cgil e Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio è un fatto storico.
Il più grande sindacato italiano della filiera delle costruzioni (che conta più di 300 mila iscritti) e il Forum (che raggruppa 911 organizzazioni nazionali e locali attive in difesa del patrimonio paesaggistico italiano) annunciano con un comunicato stampa di aver siglato un documento congiunto all’interno del quale indicano con chiarezza una strada: stop definitivo alle nuove edificazioni su terreni liberi e azione decisa per il recupero del vasto patrimonio edilizio esistente e ad oggi non utilizzato o sfitto, restituendo ai territori la centralità di un primario ruolo nella ridefinizione delle pianificazioni urbanistiche.
Negli scorsi mesi anche altre realtà “insospettabili” si erano avvicinate al Forum e alle sue posizioni (una su tutte il Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati), a dimostrazione del fatto che la sensibilità sul tema del consumo di suolo tocca ormai non solo tutta l’Italia ma anche diverse categorie economiche e sociali e persino alcuni tra i più forti “portatori di interesse” del settore delle costruzioni.
E’ evidente a tutti che consumare suolo non è più una ricetta economica valida: siamo pieni di edifici vuoti, sfitti, inutilizzati. Costruire oggi significa solo ingrassare quelle liste. Vivo in un angolo d’Italia in cui la ricchezza è sicuramente sopra la media nazionale e da almeno due anni chi costruisce nuove case e palazzi non riesce a vendere nemmeno la metà del costruito, che si tratti di edifici di pregio o costruzioni popolari.
La crisi ha fatto cambiare idea a molti, quasi a tutti. E finalmente si riesce a sentire la voce di chi sostiene che paesaggio, bellezza, agricoltura, ambiente sono le risorse su cui fondare la parte principale dell’economia nazionale di questo ventunesimo secolo.
Eppure siamo ancora fermi al palo con i provvedimenti di legge. Non che manchino le proposte, anzi sono persino troppe quelle depositate in Parlamento, in questo momento. La più discussa e contestata è la cosiddetta Realacci, dal nome dell’onorevole del PD che ne è il primo firmatario. E’ stata “abbandonata” persino da alcuni dei suoi proponenti e moltissime voci della società civile l’hanno stroncata. Bisogna però riconoscerle un merito: ha dato una improvvisa accelerata al dibattito e ha fatto spuntare una serie di altre proposte tra cui si leggono interessanti alternative. Dal Movimento 5 Stelle a SEL, sino alla proposta extraparlamentare del Wwf, tutte sono migliorabili ma tutte sono migliori della proposta Realacci. Anche il Forum sta lavorando a una proposta di legge di iniziativa popolare.
Il punto è che non si può pensare a un compromesso al ribasso, non si può ancora considerare il consumo di suolo una materia su cui è bene non “disturbare” qualcuno degli attori protagonisti (i costruttori in primis). Ed è per questo che la posizione assunta da Fillea ha un grande valore in questo momento.
L’unica proposta di legge possibile oggi è una proposta di legge che stoppa il consumo di suolo (riconoscendone il valore di bene comune, anche al di là e al di sopra della proprietà privata individuale), che orienta gli investimenti e l’attività sul recupero e la messa in efficienza (in primis energetica) del patrimonio esistente.
Non mancano le cose da fare nel settore dell’edilizia in Italia, è solo ora di dire con determinazione e senza indugi che il lavoro dei prossimi 50 anni (dopo 50 anni in cui non abbiamo costruito pressoché nulla di bello) è nel rifare e migliorare l’esistente e non nel costruire ex novo sopra.
Roberto Burdese
r.burdese@slowfood.it
Dal Blog del Fatto Quotidiano