Dal piccolo molo di Sulzano, sulle sponde bresciane del lago d'Iseo, Monte Isola è a un tiro di schioppo: vicinissima, pare, con la sua sagoma massiccia che sorge direttamente dall'acqua, eppure lieve, come sospesa nella bruma azzurrina che si leva dal lago. Montagna circondata da acqua e montagne al contempo, lembo di terra dolce e romantico, borgo tra i più belli d'Italia, resa famosissima nel 2016 dall'installazione The Floating Pier di Christo e tornata poi nell'oblio dei più: cos'è, oggi, Monte Isola? Qual è la magia che continua a celarla, che la rivela e la regala solo a chi ne vuole davvero scoprire l'anima?
Borghi di lago e di collina
A costituire la “perla del lago d’Iseo” sono infatti dodici località, paesi e borgate descrivono la geografia minuta di quest’isola gentile: ci sono i borghi lacustri, come Peschiera Maraglio (specchiata a testa in giù nei riflessi tremolanti nel lago, primo approdo possibile per chi parte dalla sponda bresciana e punto di partenza per numerose escursioni), Sensole (il cui nome deriva dal latino sinus olis, cioè “insenatura dell’olio”), Sinchignano, Menzino, Siviano (collegata prevalentemente con la sponda bergamasca del Sebino) e Carzano, famosa soprattutto per la “Santa Crus”, la Festa della Santa Croce: ogni cinque anni, infatti, le vie si riempiono per quattro giorni di splendidi fiori di carta realizzati dagli abitanti, per commemorare la processione che nell’Ottocento protesse il paese da una tremenda epidemia di colera.
E poi ci sono le borgate di collina - Senzano, Cure, Olzano, Masse e Novale - che tra campi coltivati e pendii argentei di ulivi, tra profumi di fieno e frusciare di castagni ricordano a ogni angolo che Monte Isola è lago, sì, ma anche terra: un legame inscindibile che da sempre ne determina la storia e le tradizioni.
Saperi e sapori
Prendiamo i sapori, ad esempio, che qui sanno sia di pesce sia di montagna. I pesce sono soprattutto la varietà locale di sardina lacustre (l’agone), il cavedano e il pesce persico, essiccati al sole e poi conservati sott’olio, quest’ultimo rigorosamente Dop. Nei ristoranti e nelle trattorie dell’isola si può assaggiare l’agone con la polenta, una prelibatezza, soprattutto se abbinato anche al tipico salame locale, prodotto appunto nelle borgate più collinari secondo un rituale tramandato di generazione in generazione (giusto per fare un esempio, lo si poteva preparare solo in luna calante, e le donne mestruate non potevano partecipare).
L’artigianato nel corso dei secoli ha visto gli abitanti di Monte Isola specializzarsi soprattutto in due campi: la fabbricazione delle reti da pesca e la produzione dei Naèt, le tipiche imbarcazioni per la pesca in legno di castagno e larice, leggere, agili e veloci e la cui forma lunga e stretta ricorda la gondola veneziana. Oggi queste attività sono tenute vive grazie a poche botteghe locali.
Tra storia, sentieri e chiese panoramiche
Monte Isola è il luogo del tempo dilatato. La si può visitare in un giorno oppure fermarvisi una settimana, e in entrambi i casi si riuscirebbe a portarsi a casa un’esperienza indimenticabile. È l’isola degli spazi minuti, degli scorci-gioiello, dei dettagli che baluginano nei riflessi di luce e acqua, e va vissuta in punta di piedi: la si raggiunge in barca e poi la si visita a piedi o in bici, lungo la strada che ne percorre tutto il periplo oppure lungo i numerosi sentieri che ne tagliano i pendii, fermandosi nelle numerose aree di sosta attrezzate oppure per godersi la quiete delle varie borgate.
Ovviamente non mancano i punto di interesse, a cominciare dal Santuario della Madonna della Ceriola, che domina tutta l’isola dall’alto: prima parrocchia dell’isola, deve probabilmente il suo nome al fatto che l’effige della Madonna, risalente al XII secolo, venne intagliata in un ceppo di cerro. Raggiungibile in circa un’ora tramite una camminata piuttosto ripida che parte da Peschiera Maraglio e sale a Cure prima di inerpicarsi sulla vetta, il santuario è il punto più panoramico dell’isola: la vista da lassù ripaga di ogni fatica (comunque, c’è anche il pullman di linea che arriva a Cure, nel caso...).
Sopra il golfo di Sensole, invece, si erge la Rocca di Martinengo, uno dei monumenti più caratteristici dell’isola: fu eretta nel XIV secolo su uno sperone roccioso rivolto verso la sponda bergamasca del lago da parte della famiglia Oldofredi, e fu acquisita dai Martinengo (famiglia legata alla Serenissima) presumibilmente nel XV secolo. Leggenda vuole che un tempo il perfido castellano colpisse a cannonate le barche dei pescatori che si fossero rifiutati di ammainare le vele in segno di sottomissione passando dinnanzi al roccione sottostante la rocca: dopo l’affondamento di alcune barche, qualcuno pensò bene di dipingere sul roccione l’effige della Vergine Maria, così che l’omaggio dei pescatori andasse a lei e non al castellano. Sempre secondo la leggenda, quest’ultimo sarebbe annegato nel tentativo di cancellare l’immagine della Madonna.
Ma ci sono anche i due isolotti di Loreto (privato, con una bella villa neogotica) e di San Paolo (che ospita un priorato dei monaci cluniacensi), il borgo medievale di Novale, sopra Carzano, circondato dai boschi e che mantiene intatta la struttura di un tempo, e numerose ville antiche, chiesine e cappelle che dipingono negli occhi di chi vi mette piede la suggestione di un mondo lacustre calmo, che non sbiadisce nello scorrere del tempo ma che, al contrario, continua a brillare di una sua luce propria e indimenticabile.
Fonte Lonely Planet