Ventuno chilometri quadrati di estensione, calette che si aprono su un mare cristallino, tutto intorno il blu, davanti il Continente. In questo identikit essenziale dell’Isola del Giglio ci sono abbastanza dettagli per lasciarsi ingolosire. Sapevamo già che, alla ripartenza dei viaggi nonostante le difficoltà pandemiche, avremmo scelto le isole come approdo sicuro. E da Procida all’Elba passando per il Giglio, di certo non mancano le spiagge, gli scorci, gli orizzonti da esplorare.
L’Isola del Giglio si vede da ogni punto della costa grossetana e già quello, di per sé, è uno spettacolo. Divisa in tre frazioni - Giglio Porto, l’approdo; Giglio Campese, il fulcro turistico; Giglio Castello, il borgo antico - in primavera l’isola regala sprazzi di macchia mediterranea, spiagge deserte e pacifiche e calette praticamente vuote, da godersi nella solitudine e nel silenzio fragoroso del mare.
Cosa vedere all’Isola del Giglio
A Giglio Castello spicca la cinta muraria costruita dagli Aldobrandeschi nel XIV secolo, poi distrutte dai pirati nel 1544, infine riportate a nuova vita da Cosimo I de’ Medici. È una storia lunga, quella delle mura che circondano il borgo. Eppure oggi rimangono ancora le mura meglio conservate della zona (quelle continentali comprese). Sempre nella frazione castello c’è la Rocca Aldobrandesca, già residenza, fortilizio e carcere e oggi presidio artistico e culturale dell’isola.
Esplorare il Giglio
In bicicletta o con il boccaglio ben inforcato a spasso per i fondali, l’esplorazione del Giglio non può che essere a stretto contatto con la sua natura. Con le temperature miti della primavera, il trekking sarà ancora più piacevole che in estate: infilare gli scarponcini in valigia prima di partire è un obbligo morale. L’isola è infatti attraversata da 30 sentieri, tutti ben indicati e con diversi livelli di difficoltà.
Gli svariati diving center presenti offrono la possibilità di calarsi nei fondali non solo del Giglio, ma anche dell’Argentario e di Giannutri.
L’isola del Giglio regala 27 chilometri di costa e tantissime calette preziosamente incastonate tra terra e mare. Molte sono raggiungibili solo via mare, oppure tramite i sentieri di trekking immersi nella macchia mediterranea. Insomma, sudarsi una posizione in queste porzioni di costa è una bella avventura, ma ne vale la pena. Tra le tante, vale la pena di faticare un po’ per arrivare alle Caldane, splendida insenatura di sabbia granulosa di quarzo. E poi ancora a Cala Cupa e a Cala Lazzaretto, entrambe vicino a Giglio Porto. Si arriva comodamente (e si viene accolti da servizi e stabilimenti) a Cala dell’Arenella, stretta e sabbiosa; la Caletta; Campese, la più ampia, chiusa tra Punta Faraglione e la Torre Medicea; infine la favolosa Cala delle Cannelle, a sud di Giglio Porto, contornata da colline granitiche e vecchie cave.
La morfologia dell’isola è caratterizzata dalle greppe, un tempo terrazzamenti sui quali fino agli anni ’70 si coltivavano le vigne. Con la chiusura delle cave di granito che offrivano lavoro a gran parte della popolazione, però, anche le greppe furono gradualmente abbandonate. Solo recentemente sono state nuovamente riabilitate dagli abitanti del posto, che hanno cominciato a produrre bianchi e rossi locali lì dove una volta pulsava il cuore agricolo dell’isola. Un piccolo segreto del Giglio da scoprire, anche a tavola, in un weekend di primavera a zonzo quanto mai meritato.
Fonte Lonely Planet