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CLUB ANDARE IN GIRO

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30 GIUGNO 2024, ALLA SCOPERTA DEL MONTE GENEROSO

Pubblicato da Angelo Marcotti su 8 Gennaio 2024, 06:44am

Tags: #Le nostre gite

Fiore di Pietra

La struttura simbolo del Monte Generoso, fu progettata dall'architetto ticinese Mario Botta e costruita a poca distanza dalla ripida parete del Monte, che scende a strapiombo per quasi 400 metri. All'interno una sala espositiva dove viene illustrata la Storia della Ferrovia, un elegante ristorante, un ristorante self-service e bagni pubblici molto ben serviti. All'esterno la zona pic-nic, il parco giochi per i più piccini e a pochi passi l'Alpe Clericetti, con vista sulla Valle di Muggio.

Marisa Clericetti gestisce l’alpe più alta del Monte Generoso. La sua famiglia produce da cinque generazioni diverse varietà di formaggio. Ogni anno, da maggio a dicembre, Marisa e suo marito tornano e riportano gli animali da Roncapiano ai pascoli sull'Alpe.

Sulla piccola terrazza della malga, a visitatori ed escursionisti vengono proposte specialità regionali: formaggini, formaggelle, zincarlin, carne secca e il tipico Merlot del Mendrisiotto.

Una camminata di circa 10-15 minuti con un dislivello di 100 metri, vi porta dal “ Fiore di Pietra” alla vetta del Monte Generoso (1.704 metri).

Da qui si ammira un panorama tra i più suggestivi di tutta la Svizzera: la vista spazia dalla Regione dei Laghi alle Alpi, dal Gran Paradiso al Monte Rosa, dal Cervino alla Jungfrau, dal Massiccio del Gottardo al Bernina, fino alla Pianura Padana.

Lungo tutto il percorso, dodici tavole informative invitano l'escursionista a soffermarsi su alcune caratteristiche naturali della montagna.

Disegni e testi in quattro lingue spiegano l'origine marina del Monte Generoso, le vicissitudini geologiche, l'influsso delle glaciazioni e le peculiarità naturalistiche dell'ambiente attraversato.

Lo Zincarlin, il formaggio tipico del Monte Generoso

Lo zincarlin è un formaggio a pasta cruda prodotto sul versante svizzero del Monte Generoso, nel Canton Ticino. La forma ricorda quella di una tazzina capovolta. Quando è fresco, pesa circa quattrocento grammi.

Si produce di norma con latte vaccino, ma è tradizionale aggiungere piccole quantità di latte di capra quando è stagione. Il latte utilizzato è crudo. La cagliata, ottenuta con una coagulazione lattico-presamica è lasciata coagulare per 24 ore, quindi è fatta scolare in un telo per almeno ventiquattro ore fino al raggiungimento della giusta consistenza. Il tempo di scolatura dipende dalle condizioni climatiche. Nel caso la consistenza della pasta non soddisfi il casaro, la stessa può essere pressata per alcune ore.

In seguito la massa, chiamata dai produttori “ pasta”, è mischiata con una quantità adeguata di pepe e sale, dopodiché si procede a modellare le forme a mano. Lo zincarlin si consuma dopo una stagionatura di due mesi e oltre.

La maturazione avviene in cantine semi-interrate, con caratteristiche specifiche nel massiccio del Monte Generoso. Per evitare lo sviluppo di muffe non desiderate l'esterno è trattato con vino bianco e sale quasi quotidianamente.

Durante il periodo di stagionatura, sulla superficie esterna del formaggio si forma una morbida “ crosticina” di colore giallo-rossiccia, la pasta si fa morbida e pastosa, le note olfattive e organolettiche si arricchiscono in complessità e persistenza.

Il Camoscio, simbolo del Monte Generoso

La colonia di camosci presente sul Monte Generoso ha avuto origine intorno agli anni ’60 con il rilascio di alcuni esemplari.

Oggi ne conta all’incirca 300-350, è prospera e in buona salute. I camosci vivono generalmente in gruppi di numero variabile, in funzione della stagione.

Molto somigliante alle capre, viene incluso con esse e con le pecore nella sottofamiglia dei Caprini. I branchi più numerosi sono composti soprattutto da femmine e giovani, con uno o due anni di vita. I piccoli, di regola uno per femmina, nascono tra aprile e maggio, dopo circa 23 settimane di gestazione. Quantitativamente, la colonia si autoregola. Quando la densità della popolazione aumenta, la maturità sessuale delle femmine è ritardata facendo salire la percentuale delle femmine senza capretto.

Il camoscio è uno dei pochi mammiferi indigeni con un’attività in gran parte diurna, ciò che ne facilita l’osservazione. In nessun’altra parte della Svizzera lo si può essere osservato così da vicino. La colonia di camosci del Monte Generoso non teme l’uomo. Non lo fugge se non per un istintivo arretramento di 10-30 metri.

Gli Uccelli del Monte Generoso

La complessità ambientale del Generoso favorisce la presenza di un’avifauna assai diversificata. Il monte costituisce inoltre un crocevia per le migrazioni fra l’arco Alpino e la pianura Padana. Sono state sinora osservate e segnalate 131 specie delle 304 conosciute in Ticino, 83 nidificanti per lo più uccelli canori di piccola taglia dell’ordine dei Passeriformi. Il maggior numero di specie (86-89) e le maggiori abbondanze sono osservate in primavera-estate con il passaggio dei migratori e con l’arrivo dei nidificanti.

I Fossili del Monte Generoso

La roccia del Monte Generoso è costituita da calcare selcifero, una roccia sedimentaria che ha avuto origine sul fondo del mare 200 milioni di anni or sono a causa del deposito dei gusci di molluschi e di scheletri dei vertebrati marini morti. Qui i depositi raggiunsero uno spessore notevolissimo. Non tutti gli animali furono trasformati in fossili. La maggior parte marcì senza lasciare traccia.
La formazione di un fossile è quindi un avvenimento eccezionale che avviene solamente quando l’animale viene rapidamente sepolto e allontanato dal contatto con l’aria.
I fossili sono quindi documenti che ci svelano la storia del Monte Generoso.

Le “ Nevere” del Monte Generoso

Eleganti come anfitrioni, le “nevere” si ergono orgogliose all’entrata del complesso alpestre quasi volessero accogliere gli escursionisti desiderosi di conoscere queste reliquie di una civiltà in via d’estinzione.
La “ nevera” precursore dei moderni frigoriferi, assente nel resto della Svizzera, è una costruzione in muratura a secco, edificata nei pressi della stalla e del luogo di lavorazione del latte. La distanza che l’alpigiano doveva percorrere tra queste due zone era notevolmente inferiore a quella tra la stalla e “ ul casel dal lac”.

La Grotta “ dell’Orso”

La caverna con importanti ritrovamenti si trova a circa 30 minuti dalla Vetta. Il sentiero è comodo e ben segnalato. La grotta si trova in territorio italiano.
La Grotta è stata scoperta nel 1988 dagli speleologi ticinesi Francesco Bianchi-Demicheli e Sergio Vorpe.

Situata sul versante orientale del Monte Generoso, la Grotta “ dell’Orso” dove è venuto alla luce un importante giacimento con reperti di oltre 500 orsi delle caverne ( Ursus spelaeus) vissuti ed estinti sul Monte Generoso tra gli oltre 50.000 ed i 30.000 circa anni fa, è stata preparata affinché anche l’uomo comune, e non solo il paleontologo o lo speleologo, possa visitarla. La Grotta ha uno sviluppo di oltre 200 metri, 70 dei quali visitabili.

Tra gli oltre 40.000 reperti, che rendono questo sito uno dei più importanti d’Europa, si trovano non soltanto resti di orso ma anche di molti altri piccoli mammiferi dell’epoca.
Il lavoro di preparazione all’avventura è avvenuto con il prezioso e qualificato apporto dell’Università degli Studi di Milano, in particolare del Dipartimento di Scienze della terra e del Museo Cantonale di Storia naturale.
Non essendo terminati gli scavi di ricerca della Grotta, continuando gli stessi a seguito dei sempre maggiori e ricchi ritrovamenti, viene data la possibilità di visitare la Grotta anche per osservare il minuzioso e delicato lavoro dei ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

L’Uomo di Neanderthal

Durante gli scavi nella Caverna ( Grotta dell’Orso), sono emersi alcuni reperti che si possono attribuire all’Uomo di Neanderthal, vissuto nel periodo storico compreso tra i 40’000 e i 60’000 anni fa. I reperti sono quattro: i primi due scoperti nel 1998, e i rimanenti nel 2002, nella “Sala Terminale”.

I quattro reperti sono dei frammenti di selce (diaspro rosso e bruno rossastro), i neandertaliani li utilizzavano come attrezzi per raschiare pelli e ossa. I reperti collegati all’Uomo di Neandertal. Da alcune caratteristiche della grotta si può capire che i cacciatori neandertaliani nel periodo “ terpleniglaciale” vissero la grotta.

I Cavalli del Bisbino

La loro storia

Nel rigido inverno 2008-2009 due gruppi di cavalli avelignesi che vivevano liberi sul Monte Bisbino sono scesi nei villaggi di Sagno (Svizzera) e Rovenna (Italia) alla ricerca disperata di cibo. La montagna era ricoperta da più di un metro di neve.

Il loro proprietario, che possedeva un alpe in cima al Bisbino, era deceduto diversi anni prima e i cavalli sopravvissero sulla montagna sfidando ogni genere di difficoltà.

La discesa nei villaggi provocò molte rimostranze e si profilò il pericolo che autorità insensibili sequestrassero gli splendidi animali per ridurli in cattività o per spedirli al macello. Si trattava di animali mansueti che non costituivano certo un rischio per la popolazione. Numerose associazioni e persone sensibili svizzere e italiane si mossero per salvare i cavalli cercando soluzioni pratiche indirizzate alla loro sopravvivenza e alla risoluzione dei conflitti sorti nei luoghi della loro presenza.

Durante il 2009 vennero seguiti nei loro spostamenti nell’intento anche di difenderli dagli attacchi di persone che facevano di tutto per allontanarli dai pascoli e dagli alpeggi.

L’inizio della Transumanza

In inverno furono riuniti e foraggiati in un grande recinto poco sotto il Bisbino e nel maggio 2010 vennero spostati sul versante italiano del Monte Generoso dove i pascoli sono vasti e abbondanti. Si trattò della famosa transumanza che riunì un centinaio di volontari svizzeri e italiani spinti dal desiderio di salvare quei meravigliosi animali.

Da allora i 25 cavalli del Bisbino appartengono ad un’associazione che porta il loro nome e che conta 200 membri.
Il Comune di Lanzo d'Intelvi ha messo a disposizione gratuitamente un ampio terreno dove gli equini trascorrono i mesi invernali foraggiati e accuditi dai volontari. Nella primavera i cavalli vengono portati sui pascoli alti e lì rimangono fino al tardo autunno.
Durante la bella stagione, scendendo dal Generoso o salendo da Orimento si possono incontrare sui pascoli di Squadrina e di Pesciò, oppure scorgerli nelle pinete sotto il Baraghetto o al Barco dei Montoni.

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