Fonte: www.gazzettadiparma.it
Anche Palermo a tavola con Montalbano - di Katia Salvini
Per avventurarsi tra i sapori della Sicilia facendosi guidare virtualmente da un personaggio dei romanzi di Camilleri, un buongustaio «indigeno» come può essere il commissario Montalbano, non c'è bisogno di doversi per forza fermare fra Ragusa e Porto Empedocle, terra natale dello scrittore. Le tavole che Camilleri imbadisce con carta e penna anzichè con pentole e fornelli, come uno chef della memoria, rinnovando i sapori e i profumi della sua gioventù siciliana, si trovano anche a Palermo e dintorni, dal litorale marinaro al cuore della città, fino nell'entroterra più antico e misterioso. In ognuno di questi luoghi il fascino della città s'intreccia ai sapori che ritroviamo nei pranzi del commissario. E il palato di Montalbano, si sa, non conosce mezze misure. Pare anatomicamente predisposto sia alla sostanziosa cucina casalinga di stretta osservanza siculo-monteluso-vigatese, che a tradizioni gastronomiche più leggiadre e voluttuose di derivazioni antiche e multietniche, discendenti dalle tante dominazioni che intrecciarono loro usanze e sapori con quelli della Trincria. E' capace di cominciare con un coppo di càlia e simenza (ceci abbrustoliti e semi di zucca) e di finire per contare a due a due le porzioni di pasta 'ncasciata, con le sarde, alla Norma. Ha un debole per triglie, calamari e purpitieddi, per le seppie nel loro intingolo "stretto e nero, con un sospetto d'origano", per le sarde a beccafico, per la salsa corallina d'uova d'aragosta e ricci di mare con cui condire gli spaghetti (La voce del violino), per la caponatina preparatagli dell'impareggiabile Adelina. Ma non disdegna il brasciuluni di carne della signora Fazio, rollè imbottito d'uovo sodo, salame e pecorino a pezzetti (Un mese con Montalbano). Questi i piatti dei pranzetti «frugali» che il commissario Salvo Montalbano è uso consumare tra un'ammazzatina e l'altra nei romanzi che narrano le sue gesta di poliziotto buongustaio. Ma l'appellativo di buongustaio è forse riduttivo. Non rende giustizia a quell'estasi dei sensi elevata a rito dalla sacralità dal silenzio con cui il commissario suggella ogni pasto.
Anche a Palermo si può consumare questo rito, in un tour che vi condurrà a scoprire dall'oramai globalizzato arancino (in Gli arancini di Montalbano), al tinnirume, foglie delle zucchine lunghe usate per condire la pasta (in Il cane di terracotta), all'esoterica petrafennula, miele cotto aromatizzato con bucce d'arancia e di cedro, profumato alla cannella, addizionato di mandorle e mezzi confetti, infine steso sul marmo unto d'olio e tagliato a pezzi, rievocando sapori in via d'estinzione. E sono proprio i dolci l'emblema della cucina siciliana, specchio della storia e dell'anima dell'isola spaccata in due fra solare carnalità e ieratica sublimazione del palato, in cui sapori greci ed arabi (i susumeddi, i mostaccioli, i cuffiteddi) «s'ammiscugliano» - per dirla alla Catarella - a parole di manifesta radice straniera: il gatò di ricotta o di pistacchi, il cous cous dolce agrigentino, la cubaita di mandorle, sesamo e miele cotto (dall'arabo qubiat, mandorlato), ad echi di antiche invasioni (il salame turco, le teste di turco, la luna di Maometto) e di moderne dominazioni (i catalani), inzuccherandosi di barocca sensualità.
Per chi non si accontenta di leggere di tanta prelibatezza, ma vuole gustarla riscoprendo la città, ecco un itinerario inusuale e fuori dalle rotte battute, lasciandosi rapire dalla suggestione delle location (dalla spiaggia di Maria Vergine, la più antica della città, all'entroterra misterioso di Castelbuono, al calore di Borgo vechio), da visitare con disinibita curiosità declinando il motto «Montalbanosono» ad ogni boccone.
NOTIZIE UTILI
Monica, chef a domicilio
Per Montalbano si sa, il massimo dell'estasi gastronomica è aprire il frigorifero e trovare un piatto cucinato dalla fidata Adelina da gustare nell'intimità della sua tana, a Marinella (leggi Punta Secca). Per chi vuole riprodurre la stessa sensazione fra le mura della propria residenza a Palermo, Monica Cecere, chef a domicilio, si trasformerà per l'occasione in una perfetta Adelina cucinando per voi i piatti cari al commissario. Propone in particolare un dolce siciliano da lei rivisitato, una sorta di cous cous dolce che qualcuno potrebbe anche avventurarsi a preparare per conto suo. Con la benedizione di Montalbano. «È un dolce dedicato alla bellezza della mia città, Palermo - dice Monica -, un po’ complicato nella realizzazione ma non impossibile. Basta avere passione per la cucina e un pizzico di pazienza, conditi dal “piacere di dare piacere”». Per vedere la ricetta si possono visitare il blog http://www.scorzoneraecannella.blogspot.it/ o la pagina Fb https://www.facebook.com/pages/Scorzonera-Cannella/223904324317113?ref=hl). Oppure chiamare.... “Adelina”!
Fonte: www.gazzettadiparma.it
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