È ancora una Sardegna vera, intima e segreta, quella che circonda San Teodoro, paese che fino a metà degli anni Settanta manteneva un’economia legata esclusivamente alla terra e alla pesca. Arrivando da Olbia, che dista solo 28 km, il paese si annuncia con la laguna, sito di interesse naturalistico tutelato dall’Unione europea, che sorge a ridosso della spiaggia. Qui, alle prime luci del mattino, si scorgono fenicotteri rosa, cormorani, aironi cenerini e altre specie di uccelli acquatici, contornati dalla tipica macchia mediterranea. All’interno della laguna sono sistemati stabulari – ormai rari nel Mediterraneo – dove si coltivano arselle e ostriche. Poche centinaia di metri da questo ecosistema prezioso, passato un ponte che attraversa un rio, si incontra l’ingresso al centro abitato. San Teodoro è un paese antico, che fa tesoro, oltre che delle bellezze naturali, delle sue tradizioni e della sua identità gallurese, rimasta inalterata nel tempo nonostante il boom turistico della Costa Smeralda, e le successive edificazioni incontrollate su tutta la costa, l’abbiano minacciata non poco. A metà degli anni Settanta, infatti, San Teodoro ha cominciato a crescere senza però snaturarsi, senza ripudiare la sua storia, costruendo un paese «a misura di stazzo», l’insediamento rurale tipico della zona: ecco quindi che gli edifici sono bassi, rivestiti con pietre dai colori rubati alla natura e con il tetto in tegole o in coppi. Se vi piace andare al mare, avete solo l’imbarazzo della scelta tra tante calette: San Teodoro è circondato da chilometri di spiagge bianche, divise da scogliere rosa davanti a un mare cristallino. Attraverso la via del Tirreno si raggiunge il limite sud della spiaggia La Cinta, una distesa di sabbia fine, al tatto sembra talco, lunga poco meno di quattro chilometri, che si affaccia sul mare blu dal basso fondale. È molto frequentata ma, avendo l’accesso da un’estremità, basta una passeggiata di una decina di minuti lungo il bagnasciuga per avere un po’ di privacy e stendere il proprio asciugamano a una decina di metri dal vicino. A Sud del paese, nella strada per le antiche frazioni di Ottiolu e Agrustos, si trova poi la spiaggia dell’Isuledda. Raggiunto l’ingresso, per altro ben segnalato, bisogna percorrere un paio di chilometri di strada non asfaltata fino ad arrivare nei pressi di un recente agglomerato. A questo punto si snodano nella vegetazione diversi sentieri da percorrere a piedi ma ne vale la pena. La spiaggia è d’incomparabile bellezza, inserita all’interno di una piccola insenatura con acque limpide e poco profonde. Ai bordi del centro abitato si trova Cala D’Ambra, arenile facilmente raggiungibile dal paese percorrendo l’omonimo viale alberato: è una spiaggia di sabbia e scogli, riparata nelle giornate di venti da terra. Ma oltre alla laguna e alle spiagge, San Teodoro offre un’altra zona dove la natura è tutelata, dove è possibile sentire i profumi della vegetazione, il silenzio della natura rotto dal gracchiare dei rapaci e godersi un bel panorama in tranquillità: si tratta del massiccio granitico Monte Nieddu, la cui vetta più alta è a 970 metri sul livello del mare, che s’innalza a sud del paese. L’ambiente è selvaggio, silenzioso: si cammina lungo l’antica via dei carbonai fra stazzi diroccati, fitta vegetazione di macchia mediterranea, foreste centenarie di lecci e sugheri, spettacolari cascate e piscine naturali, gole scoscese e pinnacoli granitici forgiati dal vento di maestrale. In cima il panorama è suggestivo: si domina la costa gallurese con le isole di Molara e Tavolara e la piana di San Teodoro. Il sentiero, in salita ma senza strappi, è facile e alla portata di tutti e per i più sportivi c’è anche un anello da compiere in mountain bike o a cavallo. Al tramonto il paese inizia ad animarsi; i locali si affollano sin dall’ora dell’aperitivo, a base di birra artigianale accompagnata da pecorino, formaggi e salsiccia locale (nulla a che vedere, fortunatamente, con l’happy hour alla milanese), nelle strette strade del centro, opportunamente chiuse al traffico privato, si cominciano a montare le bancarelle e le numerose botteghe artigianali espongono all’esterno i loro prodotti. Spesso, durante le serate estive, la centrale piazza Gallura, grazie alla sua forma ad anfiteatro, funge da palcoscenico per spettacoli musicali. Ma c’è ancora un’ultima meraviglia da scoprire a San Teodoro: gli spaghetti con le arselle. Le arselle sono quelle coltivate nella laguna, a pochi metri da dove vengono cucinate, e la pasta è servita al dente con appena una spruzzata di prezzemolo. Accompagnate il piatto con un bicchiere di vermentino. Anche questo sarà un ricordo che porterete con voi. ( Fonte: www.gazzettadiparma.it)
" San Teodoro, la Sardegna dei cinque sensi " di Luca Pollini
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