Giovanni Bellini è il pittore veneto che apre la mostra in programma a Palazzo Reale (piazza Duomo 12) fino al 20 maggio Tiziano e la nascita del paesaggio moderno. Figlio di Jacopo, fratello di Gentile e cognato di Andrea Mantegna, Giovanni ha fatto la storia dell’arte veneta: nei suoi quasi 90 anni di vita seppe trasformare il proprio stile, assorbendo, rielaborando e offrendo le basi dell’arte rinascimentale locale, facendosi via di mezzo tra vecchio e nuovo.
Il suo Cristo crocifisso con cimitero ebraico mostra il figlio di Dio dominare centralmente un paesaggio in primo piano fatto di morte, in secondo della vitalità dei borghi cinquecenteschi.
Giovan Battista Cima, detto Cima da Conegliano è un altro dei protagonisti dell'arte veneta. Come il Bellini ci lascia dolci Madonne con la faccia campagnola, che nulla hanno da invidiare a quelle più celebrate di Raffaello che opera negli stessi anni. In mostra una Madonna velata di luce tocca affettuosamente il piedino del Figlio, un'altra veglia il piccolo dormiente in una prefigurazione della Pietà.
Con Mosè alla prova del fuoco c'è Giorgione che nel 1508 con il suo allievo Tiziano si mise ad affrescare il Fondaco dei Tedeschi, con una Nuda dal colorito e proporzioni «tratte al segno delle cose vive – tramandò a futura memoria Giorgio Vasari – e non a imitazione nessuna della maniera». Una figura pura, in assenza di disegno. Nell'olio su tavola preso in prestito dagli Uffizi, richiami nordicizzanti caratterizzano le facce e le espressioni, modellate da accordi cromatici che lasciano in evidenza il segno della pennellata.
Tra Bellini e Giorgione matura Sebastiano del Piombo, a Palazzo Reale presente con un seguace che dipinge Paride abbandonato sul monte Ida, una piccola esistenza in balia di un paesaggio lussureggiante e giorgionesco.
L'eccentrico Lorenzo Lotto è rappresentato da Susanna e i vecchioni, che combina un realismo quasi brutale, distorto da una nodosità dureriana, con un simbolismo che giustappone la Vergine-Susanna in preghiera nell'hortus conclusus, metafora di castità, alla violazione della sposa di Loakìm, coi vestiti sotto i piedi e zatteroni verdi appoggiati a poca distanza.
Biblico e scandaloso anche il tema scelto da Giovanni Cariani che racconta l’incesto di Loth e le figlie, con suggestioni fiamminghe che affondano gli edifici sbilenchi in un terreno liquefatto attraversato da un fantasma.
Non mancano gli altri grandi pittori veneti o che dipingevano alla veneta: Palma il Vecchio, Jacopo Bassano, Tintoretto, il Veronese, il Campagnola, indimenticabile per le sue incisioni. E Tiziano cui è intitolata la mostra? Ci sono 4 opere.
Tobiolo e l'angelo di Galleria Borghese mette in diagonale la tradizionale iconografia che rappresenta i due personaggi mano per la mano. Estremo classicismo e raffaellismo si mischiano con panneggi complessi, soprattutto nella veste dell’angelo, ed elementi di luce sottili.
La nascita di Adone interpreta invece il mito pagano che immagina il neonato liberato dai rami dell'albero in cui la madre Mirra è stata trasformata. Attribuita a Giorgione e poi a Tiziano, l’opera presenta un lussureggiante paesaggio mitico abitato da figurine-tratti di colore. Sullo stesso stile Orfeo ed Euridice, anch’esso attribuito al maestro cadorino.
Un'Adorazione dei pastori e una Sacra conversazione chiudono il succinto elenco di opere del maestro del paesaggio, il cui titolo della mostra rimanda, volendo richiamare il grande pubblico cui spetta di sapere cosa andrà veramente a vedere. Anche perché i nomi in mostra meritano tutti l'attenzione riservata al Maestro del colore. ( Fonte: www.mentelocale,it)
Autore: Laura Cusmà Piccione