Il Seicento. Il vero e il falso della natura
Alcune esperienze pittoriche nell’ultima parte del Quattrocento, e poi ovviamente nel Cinquecento, cominciano ad autorizzare ampiamente l’idea che la natura possa diventare elemento autonomo della descrizione. Il Seicento però, soprattutto in talune sue modernissime espressioni, è il secolo nel quale la natura emerge non più come fondale unicamente scenografico, ma si impone come centro della visione. Per questo motivo, la mostra pone il suo punto d’avvio da qui, costruendo un rapporto tra il vero e il falso della natura. Rapporto che continuerà a essere valido sino alla conclusione dell’Ottocento, nella relazione tempestosa che si instaurerà tra gli impressionisti e i pittori del Salon ufficiale. Ma nel XVII secolo questo rapporto tra vero e falso della natura vede da un lato le esperienze, monumentali e sotto il segno dell’Arcadia, di Poussin, Lorrain, straordinari artisti francesi che a lungo operano in Italia, e Salvator Rosa. Anticipati dalla presenza di due pittori, Annibale Carracci e Domenichino, entro il cui clima si sono formati. Una sezione con dieci disegni dal Lorrain a Rembrandt a Van Ruisdael, metterà in evidenza questa tecnica fondamentale. Dall’altro lato la sezione indaga quella stagione olandese sublime che aprirà alla modernità. Da Hobbema a Van Ruisdael, da Van Goyen a Seghers, sono pittori che anticipano la lunga stagione del realismo ottocentesco e poi del primo impressionismo. Ponendo la natura, con due secoli di anticipo, al centro della scena e dell’indagine dell’occhio fisico.